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giovedì 10 novembre 2011

I BTP patriottici del Ministro La Russa

Il Ministro La Russa ha annunciato ieri di aver acquistato, insieme ad altri colleghi, una certa quantità di titoli pubblici italiani a scopo, diciamo, patriottico. Ma quando mai? Se l'ha fatto, l'ha fatto solo per il suo interesse personale (oppure non se ne è reso conto, il che è anche possibile).

Infatti non è che ci sia un'asta di BTP tutti i giorni. I titoli che il Ministro La Russa ha acquistato ieri, in particolare, non potevano provenire da un'asta che non c'è stata. Il Ministro ha acquistato titoli sul mercato, cioè titoli già in possesso di altri che se ne sono liberati, svendendoli. Ora questi titoli sono già stati piazzati sul mercato dal Governo tempo fa, quando il mitico spread era piccolo. Quindi il Ministro, a scadenza, vedrà rimborsarsi dal Giverno italiano il capitale nominale e ogni anno si vedrà corrispondere l'interesse nominale. Solo che, avendoli pagati meno del loro valore, guadagnerà molto di piú. Il risultato è che l'Italia non ci guadagna niente, mentre il Ministro si.

Per rendere piú chiaro l'effetto farò un esempio con numeri "a caso" e un po' semplificato (non tengo conto dell'interesse composto). Supponiamo che nelle passate aste, tre anni fa, il Governo abbia venduto BTP decennali per 100 euro a un'interesse del 4%. Questo significa che ogni anno il Governo paga 4 euro al detentore del titolo e, a scadenza, ne rimborsa 100. Di conseguenza, per 100 euro prestati, il Governo sborsa 140 euro in dieci anni. Siccome li ha venduti tre anni fa, ha già pagato 12 euro. Restano da pagare 4 euro ogni anno per 7 anni, piú 100 euro a scadenza. L'attuale detentore del titolo, invece, ha sborsato 100 euro quando lo ha comprato e ne ha incassati finora 12. Vista la mal parata, oggi decide di vendere questo titolo ad altri, non fidandosi dello Stato italiano. Ovviamente nessuno comprerebbe il titolo al suo prezzo nominale, quindi decide di svenderlo, perdendo qualche soldo, ma mettendo al sicuro il capitale. Lo vende dunque a, diciamo, 78 euro. Ci perde 10 euro (ho pagato 100, ne ho incassati 12 dagli interessi e 78 dalla vendita), ma tant'è. Meglio 10 euro di perdita oggi che dimezzare il capitale domani. Ho limitato i danni.

La Russa lo compra a 78 euro. Nei prossimi 7 anni incasserà 4 euro l'anno. Totale: 28 euro. A scadenza lo Stato però gli rida' sempre 100 euro. Complessivamente, con un investimento di 78 euro, incassa 128 euro con un guadagno netto di 50 euro, 7.14 euro l'anno. È come se avesse percepito un interesse annuo di poco piú del 7% invece del 4%: uno spread di 314 punti.

Risultato: lo Stato paga quel che aveva promesso di pagare. Non un centesimo in piú né uno in meno. Il Ministro, a spese dell'investitore (e forse gli sta bene), guadagna il 7% l'anno dal suo investimento. Certo: rischia che quell'investimento sia in perdita se lo Stato decide di non rimborsare il debito o di rimborsarlo in parte, ma si sa che chi non risica non rosica. Di certo lo Stato non guadagna nulla da quest'operazione. Dov'è il patriottismo?

1 commento:

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