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sabato 21 gennaio 2012

Liberalizzazioni

Non è ancora dato di conoscere i reali contenuti del nuovo decreto del Governo in tema di liberalizzazioni. Sono disponibili solo le anticipazioni dei giornali, ma nulla di ufficiale è ancora stato pubblicato sul sito del Governo. Possiamo perciò solo fare considerazioni su questa base.

La fisica non è fatta solo di numeri; questi servono a formulare teorie coerenti con gli esperimenti e con le altre teorie accreditate e, fino a quel momento, non smentite. La coerenza delle leggi fisiche è un requisito fondamentale. Per questo mi permetto di discutere su questo blog il tema delle liberalizzazioni, anche senza il supporto dei numeri. Non solo mi pare in qualche modo attinente al tema, ma ritengo un mio preciso dovere di cittadino quello di intervenire su temi cosí importanti.

Cominciamo dalla "liberalizzazione" riguardante i benzinai. Sembra che i benzinai potranno vendere altri prodotti e che potranno tenere aperte le pompe di benzina automatiche senza vincoli di orario. A me paiono due misure sensate: la prima perché alcuni già lo fanno. Basta andare in una stazione di servizio autostradale per rendersi conto che è già cosí e non c'è ragione per la quale non debba essere cosí altrove. In effetti una ragione ci sarebbe: se viaggio in autostrada e ho bisogno di mangiare e bere non posso dover uscire per andare in un ristorante, mentre se sono in città questo problema non sussiste. Tuttavia può sussistere lungo una strada statale. Inoltre posso certamente aver bisogno di mangiare e bere, ma non esiste il bisogno impellente di comprare CD, pupazzi, riviste, etc.. In definitiva: se la vendita di beni di non primaria importanza è consentita all'uno, che sia consentita all'altro. Ai gestori autostradali però viene chiesto di mettere a disposizione un bagno per gli utenti e sarebbe bene che tale richiesta venga fatta anche ai gestori non autostradali che desiderino vendere materiale diverso dal carburante.

Per quanto riguarda gli orari, non c'è davvero alcuna ragione per cui una pompa automatica debba "riposarsi".

Veniamo a quello che non va. Pare che i titolari degli stabilimenti potranno rifornirsi, per il 50%, da fornitori diversi da quelli dei quali espongono il marchio. Questa norma è davvero incredibile! Premesso che, a quanto mi consta, praticamente nessuno acquista carburante in base alla marca dello stesso, la norma assume in tutto e per tutto i contorni di quella che si potrebbe chiamare una truffa in un altro contesto!

È come se, andando a comprare un pacco della vostra pasta preferita, poteste trovarci dentro metà della pasta dello stesso formato, ma di un altro produttore. Ripetete il gioco con vino, formaggio, dolci, automobili, elettronica, abiti, etc.. Vi sembra normale? In questi casi tutti griderebbero allo scandalo! Anzi, in tutto il mondo, non si sa perché, si chiama contraffazione anche ciò che contraffazione non è e solo per difendere gli interessi di qualcuno (non i diritti, gli interessi). Per esempio, se un produttore "imita" il prodotto di un concorrente, ma lo marca come suo, questo comportamento è considerato contraffazione. A mio modo di vedere la contraffazione ci sarebbe se il primo produttore mettesse in commercio prodotti simili a quelli del concorrente con il marchio del concorrente! Che è quello che oggi possono fare i benzinai. I produttori di biscotti, invece, non possono farlo. Per produrre un biscotto della stessa foggia di un concorrente, devono pagare delle "royalties": una specie di assurdo balzello del tipo di quello che chiedeva il casellante nel film di Benigni e Troisi "Non ci resta che piangere".

Che un gestore si rifornisca da chi gli pare, va bene, purché non pretenda di vendermi il carburante di una marca quando al suo posto me ne dè un'altra!

Viceversa, la vera liberalizzazione consisterebbe nello smetterla di considerare contraffazione ciò che non lo è. Qui si che si difendono i privilegi di qualcuno. Quelli di coloro che, avendo le spalle piú solide, si possono permettere di "registrare", di "brevettare" forme, sapori, odori, etc.. A danno di coloro che sanno fare le stesse cose, forse anche meglio, ma non hanno la forza economica per "proteggersi". Che sono la maggior parte. L'abolizione dei brevetti (se non proprio di tutti, almeno di quelli piú assurdi) sí che consentirebbe un'apertura dei mercati che potrebbe essere addirittura tumultuosa!

In definitiva, con questo decreto, il Governo autorizza la truffa nei confronti degli utenti e un'indebito arricchimento da parte dei (pochi) proprietari degli impianti, che non sono tenuti a dichiarare all'utenza che vendono carburante altrui, e che dunque possono praticare prezzi in linea con quelli degli altri. Bella liberalizzazione!

venerdì 13 gennaio 2012

Il reddito dei tassisti

Ieri ho visto un tassista che ammetteva di evadere il fisco, perché, a suo parere, diversamente non avrebbe di che campare. Secondo alcuni, la liberalizzazione delle licenze costituirebbe un danno perché il loro valore (alto in virtú della loro esiguità) in qualche modo compensa i bassi introiti di un tassista medio. Secondo l'ISTAT pare che in media un tassista guadagni dell'ordine di 11000 euro l'anno. Premesso che personalmente ritengo che la liberalizzazione delle licenze non produrrà alcun effetto benefico nei confronti dell'utenza e dunque non vedo il motivo di fare un'operazione del genere, facciamo però qualche considerazione di carattere numerico.

Il sito del Comune di Roma riporta le tariffe dei taxi, che come noto sono complicatissime, forse per evitare che qualcuno si faccia rapidamente due conti. Dal tariffario però è facile evincere quale sia la tariffa meno vantaggiosa per il tassista, che è la seguente: 0.92 euro a km per velocità superiori ai 20 km/h, cui si devono aggiungere almeno 2.80 euro di quota fissa di partenza. La quota fissa varia in ragione dell'orario e del giorno e può solo essere superiore a quella indicata. Ci sono poi supplementi per bagagli, numero di persone, etc. Se la velocità è inferiore a 20 km/h la tariffa è a tempo e vale 23.70 euro per ogni ora. Se si procede dunque alla minima velocità di 20 km/h si percorrono, in un'ora, 20 km, e si incassano 20 x 0.92 = 18.40 euro.

Dunque il minimo che può incassare un tassista per 8 ore di lavoro (ammesso che viaggi per tutte le 8 ore) è pari a 8 x 18.40 + 2.80 = 150 euro. Ovviamente se fa piú viaggi incassa di piú. Se trova piú traffico e va piú lentamente incassa di piú. Solo se resta fermo per un po' di tempo incassa di meno (cioè se non si trova a svolgere il suo servizio effettivo per tutte le 8 ore previste). Possiamo dunque considerare il valore trovato come una stima piuttosto pessimista dell'incasso medio di un tassista.

Naturalmente ci sono le spese, che chissà perché per certe categorie si detraggono in toto e per altre no. Ad esempio, la benzina il taxi la scala dalle tasse, perché è una spesa funzionale allo svolgimento della sua attività. Il dipendente (pubblico o privato che sia), invece, per recarsi al lavoro prende l'auto o il bus, ma non può scalare il costo della prima o dell'abbonamento del secondo. Bah!

Una regola usata per i rimborsi forfettari dice che il rimborso per l'uso della propria auto al fine di svolgere un determinato lavoro è pari a 1/5 del costo della benzina per km. In questa cifra è incluso tutto: spese vive come il carburante, usura del mezzo, manutenzione, etc. perché nessuna auto percorre solo 5 km con un litro di benzina. Se il nostro tassista viaggia per 8 ore a 20 km/h percorre 160 km. Se poniamo il costo della benzina a 1.7 euro per litro, abbiamo una spesa complessiva di 160*1.7/5=54.4 euro al giorno. Dunque al lordo delle tasse, l'incasso per il tassista si riduce a circa 95 euro al giorno, che per un anno (200 giorni di lavoro effettivo) fanno 19000 euro, non 11000.

Ricordiamo che questa è una stima che riteniamo pessimista, dunque è probabile che si guadagni di piú a fare il tassista. Se no non si capisce perché i tassisti (almeno quelli di Roma) abbiano rifiutato di montare a bordo delle loro auto un rivelatore di posizione GPS per monitorare i km percorsi!

Probabilmente i tassisti hanno ragione dicendo che il loro reddito non è alto, ma 20000 euro è lo stipendio medio dei lavoratori dipendenti, inclusi gli insegnanti. Dunque se un insegnante o un operaio (che guadagna ancor meno) possono vivere con tale stipendio, il tassista non può sostenere che non arriva a fine mese se non evade (o se lo sostiene deve convenire che lo stesse deve essere vero per le altre categorie e di conseguenza appoggiarne le rivendicazioni di carattere economico).

Comunque questo problema non verrà risolto da una liberalizzazione, che porterà solo a un aumento del numero di coloro che possono pagare meno tasse del dovuto. Al cliente non verrà niente in tasca: le tariffe sono stabilite dai Comuni e dunque non scenderanno. E i clienti non potranno scegliersi il taxi dunque sulla base di che i tassisti si faranno concorrenza?