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domenica 16 giugno 2013

La spesa pubblica e la pressione fiscale

I dipendenti pubblici in Italia sono, secondo un rapporto di Forum PA del 2013, circa 3 milioni e 300.000, corrispondenti al 15% degli occupati totali. Secondo questo stesso rapporto la spesa per i dipendenti pubblici ammonta all'11% del PIL. Il PIL italiano ammonta a circa 1800 miliardi di euro. L'11% di questa cifra ammonta a 198 miliardi di euro. Dividendo questa cifra per il numero di dipendenti si trova che la spesa media per dipendenti è di 60000 euro l'anno (lordi, naturalmente).

Questo numero già appare poco coerente. A meno di non aver male interpretato la voce relativa alla spesa per i dipendenti della pubblica amministrazione del rapporto (forse che, oltre allo stipendio, si conta in quella voce anche qualcos'altro?), dal momento che lo stipendio medio dei dipendenti in Italia si aggira sui 20000 euro lordi annui, sembrerebbe che ci sia uno squilibrio di almeno un fattore 3. Anche a voler ammettere che le statistiche siano viziate, non è difficile capire che lo stipendio medio di un dipendente non può superare i 25-30000 euro lordi all'anno. A meno che i dipendenti pubblici che guadagnano tanto (i dirigenti) non siano troppi! Decisamente troppi! Del resto è ben noto che l'Italia è piena di dirigenti che dirigono sé stessi.

Poiché la pressione fiscale nel Paese è di quasi il 43%, questo significa che lo Stato incassa ogni anno circa 774 miliardi di euro. Di questi ne spende meno di 200 per pagare i dipendenti, perciò dovrebbero restarne almeno 570 (quasi 600, dunque).

La domanda è: dove finiscono tutti questi soldi? È evidente che la spesa pubblica non è fatta solo di stipendi. Ma come abbiamo visto nella cifra che abbiamo calcolato c'è già un fattore 2-3 d'incertezza per cui si potrebbe pensare che almeno in parte la cifra di 200 miliardi dovrebbe includere alcune spese per il funzionamento (affitti, riscaldamento, consumi, manutenzione, etc.). Se tuttavia assumiamo altri 200 miliardi da spendere per il funzionamento generale, restano comunque quasi 400 miliardi la cui destinazione è quanto meno difficile da immaginare.

Ovviamente una buona parte di questi soldi dovrebbe servire a ridurre il debito che però non si riduce (anzi, aumenta), quindi non si può invocare questa voce per spiegare la pressione fiscale così alta. Così, a prima vista, sembrerebbe relativamente semplice procedere a una riduzione sostanziosa della pressione fiscale, almeno nell'ordine del 10-15%, che si tradurrebbe in un risparmio compreso tra i 180 e i 270 miliardi di euro.

Nonostante questo l'abolizione dell'IMU prima casa (4 miliardi) o l'aumento dell'IVA (altrettanto) sembrano mete lontanissime. Qualcuno sa spiegarmi il perché? Qualcuno ci spiega dove finiscono tutti i soldi che paghiamo?

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